La Settimana Identitaria 2025 entra nel vivo. Come ogni anno, il 16 maggio (quest’anno rinviata al 17 per via del maltempo), la comunità di Pietramontecorvino si è svegliata all’insegna della devozione e della tradizione, pronta a rinnovare il secolare pellegrinaggio verso l’antica Torre di Montecorvino. Un cammino di fede lungo circa sette chilometri, intrapreso in onore di Sant’Alberto, discendente di una nobile famiglia normanna e vescovo dell’antica cittadina di Montecorvino, nonché patrono del borgo dei Monti Dauni. Quest’anno si celebra la 136ª edizione di un rito che unisce spiritualità, storia e un folklore vivace e partecipato.
Fin dalle prime ore del mattino, centinaia di fedeli, tra cui cittadini di Pietramontecorvino e dei vicini comuni di Motta Montecorvino e Volturino, nonché numerosi turisti venuti da tutta l’Italia che condividono la devozione per il Santo, si sono radunati in Largo Rosario. Qui, dopo la solenne benedizione, ha preso il via la processione-pellegrinaggio, caratterizzata dalla presenza dei suggestivi “Pali” o “Palij”. Si tratta di alti fusti d’albero, meticolosamente addobbati nei giorni precedenti con centinaia di fazzoletti variopinti, scialli e nastri, raccolti di casa in casa e legati con fasce per neonati, a simboleggiare la vita, la fertilità della terra e la profonda devozione popolare. Portati a braccia con l’ausilio di funi, i Pali svettano allegri, precedendo la statua del Santo lungo il percorso.

I caratteristici “palij” per Sant’Alberto © Amalio Iannantuono
Il sentiero, una strada sterrata che si snoda attraverso la campagna e i campi di grano fresco, conduce i pellegrini al sito archeologico di Montecorvino. Qui, ai piedi dell’imponente torre medievale, e sui ruderi dell’antica cattedrale dove Sant’Alberto fu vescovo, viene celebrata la Santa Messa all’aperto. Un momento di intensa spiritualità che rinnova un legame profondo con il passato.
Radici Storiche e il “Miracolo della Pioggia”
La tradizione del pellegrinaggio affonda le sue radici nel lontano 1889. In quell’anno, una tremenda siccità mise in ginocchio le colture e la popolazione locale. La leggenda narra che Sant’Alberto apparve in sogno ad alcune donne del paese, indicando un pellegrinaggio penitenziale a Montecorvino come via per ottenere la grazia divina. Così, il 16 maggio di quell’anno, i “petraioli” (abitanti di Pietramontecorvino) intrapresero il cammino con la statua del Santo. Al loro ritorno, copiose piogge benefiche irrigarono i campi, assicurando un raccolto eccezionalmente abbondante, tanto che si disse si raccolse “più grano che paglia”. Da quel giorno, il “miracolo della pioggia” ha suggellato un patto di fede tra la comunità e il suo Santo Patrono, trasformando il 16 maggio in una data simbolo di speranza e gratitudine.
Montecorvino stessa è un luogo carico di storia. Fu una delle cinque città fondate dai Bizantini intorno al 1015 in Capitanata e divenne sede vescovile con Sant’Alberto, di origini normanne. La città fu poi distrutta nel 1137 dalle truppe del re normanno Ruggero II. Recenti campagne di scavo condotte dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia hanno riportato alla luce importanti reperti della cattedrale e della vita del castrum medievale, testimoniando la sua passata ricchezza.

La Torre di Montecorvino © Amalio Iannantuono
Folklore e Senso di Comunità
Il pellegrinaggio è un evento che coinvolge l’intera comunità, dai bambini agli anziani. Durante il cammino, le donne intonano antichi inni devozionali, creando un’atmosfera di grande suggestione. L’arrivo al sito di Montecorvino è uno spettacolo di colori, volti e suoni che tocca il cuore dei partecipanti. L’evento non è solo un atto di fede, ma anche un forte momento identitario, che si inserisce, apputo, nella rassegna della “Settimana Identitaria” ricca di appuntamenti culturali e ricreativi, giunta ormai alla terza edizione.
La festa di Sant’Alberto e il suo pellegrinaggio rappresentano un patrimonio immateriale di grande valore per Pietramontecorvino, un’eredità di devozione, storia e tradizioni popolari che si tramanda gelosamente di generazione in generazione, continuando a emozionare e unire un intero popolo nel segno del suo Santo protettore. La giornata di festa si conclude solitamente con momenti di convivialità e, in serata, con spettacoli e fuochi pirotecnici che illuminano il cielo dei Monti Dauni.
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